Una settimana fa ci eravamo lasciati con l’intervista a Claudio Colapinto, direttore artistico del Marconi school musical. Vi avevamo anticipato che la rappresentazione di quest’anno sarebbe stata ispirata al capolavoro di J. R. R. Tolkien, Il signore degli anelli.
Oggi voglio raccontarvi cosa ho vissuto io dalla prima fila della platea.
Interessantissime sono state le aperture dei due atti: in una sorta di metateatro, a sipario chiuso alcuni ragazzi rappresentano le maestranze che operano dietro le quinte del musical, e parlano dei suoi vent’anni. A uno di loro, però, piacerebbe salire sul palco in prima persona per cantare; tuttavia, non lo fa, perché da piccolo gli è stato detto di essere stonato. Ovviamente, alla fine canta davvero. È forse un messaggio, in un certo senso anche implicito, ma arriva fortissimo.
Inizia lo spettacolo. Si tratta oggettivamente di una trama piuttosto complessa, vista anche la quantità di personaggi da dividersi tra hobbit, orchi, nani, elfi… Ma in un lavoro come quello del Marconi school musical – che prevede che centinaia di ragazzi si avvicendino sul palco – questo non può che essere un enorme valore aggiunto!

Non conosco il confine tra il talento naturale il lavoro svolto durante i mesi scorsi, ma tutti i ragazzi hanno saputo usare la loro voce e il loro corpo al meglio negli scambi di battute tra di loro, quando si rivolgevano al pubblico e quando cantavano. E se, come Claudio aveva detto, “la voce è la soglia di noi stessi”, non possiamo che pensare che dietro tutti gli interpreti ci siano delle anime bellissime. Tutti erano estremamente padroni del loro ruolo: nessuno mai sottotono e nessuno mai sopra le righe, il che non è scontato, vista l’enorme quantità di partecipanti, e non può essere sottovalutato, visto che qualsiasi eccesso verso l’alto o verso il basso avrebbe rappresentato una sorta di stonatura nel risultato finale, che invece si è rivelato un mosaico magnifico.
Erano previste anche diverse intrusioni in platea: più i centimetri tra chi è sul palco e chi assiste diminuiscono, maggiore è la possibilità di errore. Ma, ancora una volta, la concentrazione da parte dei ragazzi non è venuta meno neanche per un secondo.
Uno degli obiettivi del musical è far sì che ognuno dei ragazzi tiri fuori il meglio da se stesso. Per questo, oltre al canto, alla danza e alla recitazione, la rappresentazione di quest’anno prevedeva anche del parkour, sicuramente uno dei tocchi cento per cento Marconi school musical. Teoricamente, è difficile pensare a capriole o salti mortali all’interno della Terra di Mezzo; in pratica, anche questa disciplina è stata inserita in maniera assolutamente coerente.
Stare in prima fila mi ha permesso di essere praticamente a un passo dall’orchestra. Grazie al lavoro di una squadra tecnica, per la prima volta tutte musiche performate erano completamente inedite, ma non hanno fatto rimpiangere ciò che l’orecchio avrebbe potuto già conoscere. La passione del direttore d’orchestra è stata contagiosa, sia per i ragazzi che per noi del pubblico. Le musiche riempivano tutto il teatro, grazie anche alla presenza di tantissimi strumenti diversi: non avevo mai visto un batterista suonare così da vicino, ed è stata una botta di energia ineguagliabile!

Il signore degli anelli appartiene al genere fantasy, ma, dal momento che l’anello simboleggia proprio il potere, è un racconto estremamente aderente al reale. La bravura dei ragazzi si è vista anche nel mostrarci il forte legame tra i membri della compagnia dell’anello; eppure, arriva un momento in cui Frodo non riesce più a padroneggiarlo: vuole bene a Sam, ma nonostante questo il potere dell’anello, ormai ingovernabile, lo porta a rischiare di far del male anche al suo amico fedele. Eppure, in cuor suo, Sam non lo abbandona mai, in nome della lealtà che li unisce.
Siamo forse noi in grado di fare lo stesso, quando vediamo un amico in preda a qualcosa che non riesce a governare?
Fatto sta che, per quanto riguarda la performance, i membri della compagnia dell’anello si sono rivelati veramente bravissimi: sembravano veramente essere, e non interpretare gli hobbit che impersonavano.
Ad ogni modo, al di là dei ruoli più specifici, tutti i ragazzi hanno tirato fuori il meglio di loro stessi (come Claudio ci ha anticipato!). Alcuni di loro sembravano proprio nati per fare questo: è stato difficile, durante le presentazioni finali, pensare che fossero dei ragazzi normalissimi e non effettivamente i protagonisti de Il signore degli anelli!

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