Ad astra: il nuovo album de Il volo

Sono da anni l’orgoglio italiano nel mondo. Piano piano, sembra che l’Italia si sia accorgendo del loro talento e della loro unicità. Hanno deciso di scrivere un nuovo capitolo della loro carriera, ma anche di capire fino a dove possono spingersi dal punto di vista artistico.

Venerdì scorso è uscito Ad astra, l’ultimo lavoro discografico de Il volo. Già la loro partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo con Capolavoro aveva anticipato una nuova rotta verso il pop, pur mantenendo le loro personalità e la loro eleganza. È un pezzo che ha permesso a Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble di ampliare il loro pubblico, andando in brevissimo tempo virale su tutti i social.

Allo stesso tempo, durante la serata delle cover, grazie anche all’intervento di Stef Burns, hanno fatto crollare l’Ariston con la loro reinterpretazione di Who wants to live forever – anch’essa contenuta nell’album – facendo capire che solo loro, in Italia, possono permettersi non tanto di cantare un brano del genere, ma di reinterpretarlo in maniera così maestosa, così imponente, così impattante.

Grazie a una squadra di autori che hanno ascoltato le loro esigenze e con i quali sono riusciti a stabilire un rapporto di amicizia, Ignazio, Piero e Gianluca hanno deciso di iniziare a costruire un proprio repertorio più personale.

Il volo. Fonte: YouTube

Ad astra è anche il titolo della traccia che chiude l’album e ne racchiude tutto il senso, così come il primo brano non può che intitolarsi Per aspera. Entrambe sono un ponte artistico tra passato e presente, poiché rimandano al mondo dell’opera lirica e danno modo a Il volo di mettere in mostra tutta la loro potenza vocale.

L’album esplode con Chiaro di luna: subito ci si accorge dell’importante presenza degli archi, strumento che non ha potuto far altro che avere un ruolo centrale in tutta la loro produzione, ma che, in questo caso, viene inserito in un’atmosfera contemporanea, ma altrettanto tagliente e maestosa. Lo stesso va detto di Opera, il cui titolo può essere interpretato come un gioco di parole con quello che è stato il loro repertorio in tutti questi anni. In effetti letteralmente dal primo secondo, l’imponenza del pezzo rimanda alla grandiosità della lirica. È senza dubbio il brano più impattante di tutto il disco. In entrambe le tracce, la batteria la fa da padrona, come in un qualsiasi album pop che si rispetti.

Uno degli obiettivi di questo nuovo progetto è dimostrare le peculiarità di ognuno dei tre ragazzi; ne è l’esempio Frammenti di universo: Gianluca sceglie un sofisticato falsetto, Ignazio ci abbraccia con la sua voce piena, mentre Piero mette in primo piano il registro più basso della voce; lo stesso vale per Il mondo all’incontrario, nella quale si spera in una realtà migliore, all’interno della quale “ogni errore lo perdoniamo”. D’altronde, una delle novità alla base di Ad astra è cercare di mantenere la voce un passo indietro rispetto all’interpretazione.

Una delle emozioni che più mi trasmette questo album è la gioia mista alla serenità. Accade con Capolavoro, il gioioso racconto della nascita di un amore, la stessa narrata ne L’infinito. È un brano duplice: arriva sia quanto possa essere complicato amarsi, sia la volontà di andare oltre agli ostacoli se il sentimento è forte.

“Se l’infinito con te è una strada stretta,
girerei il mondo in bicicletta”

Uno degli interventi più interessanti all’interno di Ad astra è senza dubbio quello di Michelangelo, figura che, da anni, affianca Blanco nelle sue produzioni. Collabora con Il volo in Succede, dove l’amore viene raccontato avvolto da un arrangiamento elegantissimo.

“Perché l’amore non si vede
sì, però, succede
Il volo. Fonte: YouTube

È sabato pomeriggio e sono in un bar della mia città con alcuni amici. Tra una parola e l’altra, la musica in sottofondo mi suona familiare, ma fatico a capire di cosa si tratti. Sembrerebbero essere proprio i ragazzi de Il Volo, ma non riesco proprio a capire di qualche canzone di tratti. Un momento, ma questo è Irama.

È sorprendente.

Saturno e Venere è un amore caratterizzato dalla difficoltà di prendersi, proprio come accade tra i due pianeti. Ha quel qualcosa in più dovuto al fatto che la scelta di Irama avviene non solo per un’affinità artistica, ma anche sulla base di un’amicizia autentica, già dimostrata lo scorso anno sul palco dell’Arena di Verona. Piero, Ignazio e Gianluca l’avevano già incisa e il nome di Filippo Maria Fanti è stato il primo a venire in mente a tutti e tre. È forse il brano più viscerale di tutto l’album; Irama scrive la sua parte, con la sua penna e la sua personalità vocale, tanto da farla sembrare una sua canzone. Allo stesso tempo, però, riesce a stabilire una connessione coerente con il pezzo, sposandosi benissimo con l’identità e le voci dei tre ragazzi de Il volo.

Cosa ho realizzato sabato pomeriggio?

Ad astra esce nella notte tra giovedì e venerdì. Neanche quarantott’ore dopo, Saturno e Venere entra all’interno di diverse playlist pubbliche di Spotify. Mentre sto scrivendo, è al trentesimo posto nella classifica dei singoli più venduti su iTunes. Non è stata pubblicata come singolo, non si sente in radio.

Che ottenga subito tutta questa visibilità non può che essere dovuta alla potenza stessa del pezzo e di chi lo interpreta. E dall’autenticità dell’amicizia.

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