A un certo punto, nella vita arriva la resa dei conti. Può capitare una volta sola in tutta l’esistenza o anche a più riprese all’interno della stessa giornata. Ciò che è certo, è che i bilanci ci cambiano.
Loredana Bertè è una donna che ha vissuto costantemente sulle montagne russe (“Non sono una signora, ma una per cui la guerra non è mai finita”): dal difficile rapporto con il padre a quello conflittuale col marito, fino ad arrivare alla scomparsa di Mimì. Dietro al suo carattere ruvido e alle sue parole sferzanti c’è sempre stato tutto questo. Negli ultimi tempi, però, qualcosa si è stravolto positivamente.
Lo si capisce dal suo sguardo più felice, dal sorriso che sempre più spesso si trova sul suo viso… Dalla serenità che emana attraverso i suoi gesti e le sue parole. È passato poco più di un mese da quando abbiamo ascoltato per la prima volta sul palco dell’Ariston Pazza. È il racconto di come è riuscita a far pace con se stessa, ritrovando autostima e amor proprio.
Ci ha raccontato la nuova e la vecchia sé, con quel rock che sempre l’ha contraddistinta durante tutta la sua carriera.
Il testo
Un po’ di montagne russe sono presenti anche all’interno di questo testo, all’interno del quale si incrociano la Loredana del passato e quella del presente:
“Sono sempre la ragazza che per poco già s’incazza”
“Col cuore che ho spremuto come un dentifricio
e nella testa fuochi d’artificio”
“Mi sono odiata abbastanza”
Questi sono i versi che descrivono la donna del passato, esplosiva e incontenibile. Ma ciò che è più forte è, ovviamente, il fatto che lei dica che si è ormai odiata a sufficienza: avendolo ormai fatto per una vita intera, ha finalmente capito che è giunto il momento di smetterla di farsi del male. Il paragone del cuore – sede dei sentimenti – schiacciato come un tubetto di dentifricio, rende l’idea di un’anima piuttosto martoriata.

Com’è normale che sia, nella donna nuova rimane un po’ anche di quella vecchia.
“Ok, ti capisco se anche tu te ne andrai via da me”
Mi piace pensare a questo verso come a un ‘elemento di transizione’. È chiaro che dentro quell’ ‘anche’ sono racchiusi più di settant’anni di vita all’interno dei quali tantissime persone si sono allontanate da lei perché “amarmi non è facile”.
Oggi, però, la Bertè fa un passo in più: capisce le persone che si allontanano da lei. È questa nuova coscienza che dà vita al gioco di parole stesso sul quale si basa la canzone: tutti la definiscono ‘pazza’, una donna fuori di sé, mentre lei si ama al punto di essere ‘pazza’ di se stessa. Questo accade perché non solo è riuscita a perdonarsi, ma ha anche capito che accettarsi è più importante di essere accettata.
La libertà raggiunta le permette di andare “dritta ad ogni bivio”, di camminare “nella giungla”, di ballare “sulle vipere”, senza che “la coscienza” le faccia “male”. Ovviamente, fa tutto questo indossando i suoi amati “stivaletti a punta”.
Il messaggio della canzone
“Non ho bisogno di chi mi perdona: io faccio da sola”
Solo negli ultimi tempi, Loredana si è resa pienamente conto di quanto il pubblico la ami (basti pensare solo al trend dei ‘Figli di Loredana’ che si è diffuso qualche anno fa). È una presa di coscienza che fa bene al cuore. Ciò che più conta è, però, il fatto che lei, per prima, abbia imparato a volersi bene.
Questa canzone è la sua Guernica: in qualità di combattente, è in costante lotta con se stessa, essendo, a fasi alterne, la propria migliore amica e la propria peggior nemica; prima, però, riusciva a essere solo la seconda delle due. Il messaggio del pezzo è, dunque: “Amiamoci!”
Un secondo per dirlo, una vita intera per realizzarlo.
Io sono pazza di lei
“Mi faccio una carezza
perché non riesco a chiederle”
Sono parole che trovo di una tenerezza incredibile: una donna adulta, che, finalmente, non si vergogna di parlarci del suo bisogno d’affetto e di amore. In questo momento della sua vita ancora non riesce a richiedere esplicitamente una carezza a chi le sta vicino, ma qualche passo in avanti c’è stato: dato che ha imparato ad amarsi, può accarezzarsi lei stessa per prima.

“Prima ti dicono ‘Basta, sei pazza!’
e poi, poi ti fanno santa!”
Essendo il pezzo totalmente autobiografico, queste parole sono certamente rivolte innanzitutto a se stessa. Non posso fare a meno di pensare, però, che il riferimento sia anche alla sua amata sorella, Mimì: tuttora è a lei che Loredana chiede la forza prima di salire sul palco. Mia Martini è stata per buona parte della sua carriera vittima di una gogna mediatica che l’ha costretta, per diversi anni, ad allontanarsi dalle scene. Purtroppo, come accade per molti artisti, sembra aver trovato la pace solo dopo la sua morte. Oggi tutti guardiamo al periodo durante il quale era sottoposta alle peggiori calunnie come a un indubitabile oltraggio e non manchiamo mai di omaggiarla: si pensi al premio della critica del Festival di Sanremo che, a partire dal 1996 – anno successivo alla sua morte – è intitolato a lei. Insomma, l’abbiamo fatta santa.
Ma forse un po’ troppo tardi.
Che Loredana, invece, sia riuscita a porre fine al suo conflitto interiore, è una vittoria di tutti: non è straordinario che, tra le sue dodici partecipazioni al Festival, abbia vinto il Premio della critica ‘Mia Martini’ proprio quest’anno e con questa canzone?

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