“Perché la nostra vita non è un punto di vista
e non esiste bomba pacifista”
Da qualche anno, la seconda settimana di febbraio ha una particolarità: alla radio, in televisione e sui giornali qualsiasi notizia è subordinata agli aggiornamenti sul Festival della canzone italiana. Eppure, qualche anno fa, proprio sul palco dell’Ariston, c’è stato chi è riuscito a conciliare musica, terrorismo e cronaca internazionale.
La notte tra il 9 e il 10 febbraio 2018, Claudio Baglioni proclamava Ermal Meta e Fabrizio Moro vincitori della sessantottesima edizione del Festival di Sanremo con la loro Non mi avete fatto niente, una ‘danza contro la paura’. All’interno della manifestazione televisiva che unisce tutte le famiglie italiane attraverso la musica, i due cantautori cantavano di guerra e terrorismo, nell’ambito dei quali l’unico suono udibile è quello delle bombe e delle grida di morte.
Come da loro stessi dichiarato, il testo della canzone traeva ispirazione dalle parole scritte dal marito di una delle vittime dell’attentato verificatosi il 13 novembre 2015 al teatro Bataclan di Parigi; Antoine Leiris non voleva concedere ai terroristi il suo odio, né tantomeno la diffidenza nei confronti di tutti i suoi concittadini: suo figlio Melville avrebbe fatto merenda e avrebbe giocato col suo papà come tutti i giorni. Proprio la sua lettera era stata letta da Simone Cristicchi durante la serata dei duetti.
Il tema era pesante, ma, per far arrivare il messaggio più agevolmente, i due artisti hanno scelto un arrangiamento che non lo è.
Era una canzone che senza dubbio aveva la vocazione di raggiungere un pubblico mondiale, come dimostrano i sottotitoli in lingue diverse che scorrono per tutta la durata del video musicale; la partecipazione all’Eurovision song contest ha fatto sì che il brano diventasse un inno internazionale.
Il testo e le parole
Fin dalle prime battute, la pretesa di universalità è chiara: “il Cairo”, la “Rambla”, la “Francia”, “Londra”, “Nizza”… In tantissimi luoghi del mondo, le vite umane appaiono come “galassie di persone disperse nello spazio”. L’elenco è concitato, connotato da immagini tetre ed enfatizzato dal contrasto tra chi “canta forte” e chi “grida a morte”: c’è “gente sull’asfalto e sangue nella fogna”, quest’ultimo termine tutt’altro che poetico, ma estremamente in linea con l’orrore che viene raccontato.

Di nuovo, nello special, Ermal e Fabrizio ricorrono all’utilizzo dell’elenco, enumerando tutto ciò che viene distrutto:
“Cadranno i grattacieli
e le metropolitane
i muri di contrasto alzati per il pane”
In relazione al terrorismo, il nostro pianeta si comporta esattamente come una persona:
“Ma contro ogni terrore che ostacola il cammino
il mondo si rialza col sorriso di un bambino”
Lo stesso video musicale, infatti, si conclude con l’immagine di un’ecografia: la nuova vita che nasce viene contrapposta alle innumerevoli morti provocate dalla guerra e dal terrorismo.
Il messaggio della canzone
Il brano esprime una necessità impellente di pace. Non significa semplicemente mancanza di guerra, ma anche convivenza con la paura, quella che aveva investito i fan di Fabrizio in seguito all’attentato a Manchester prima del concerto di Ariana Grande, il 22 maggio 2017.
È chiaro che “non mi avete fatto niente” non significa che non è successo nulla:
“Sono consapevole che tutto più non torna:
la felicità volava come vola via una bolla”
Ogni evento negativo cambia qualcosa in noi. Dobbiamo cercare, però, di trasformare l’odio in amore. Come concetto è paradossale, come comportamento è difficile da mettere in atto; eppure, appare estremamente necessario.
Sono passati sei anni, ma il tema del terrorismo è ancora terribilmente attuale: con il conflitto in Medio Oriente: “questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra” non cessa di essere “ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra”. Ogni giorno, a Kiev come a Gaza, ci sono nuove “madri senza figli” e nuovi “figli senza padri” ed è sufficiente accedere a un qualsiasi social network per vedere “braccia senza mani, facce senza nomi”. Scegliere di sentire sulla nostra carne gli effetti di qualcosa che non ci riguarda da vicino ci aiuterà senz’altro a comprendere che, in qualità di esseri umani, ogni guerra riguarda da vicino ciascuno di noi.
“Ingressi separati della stessa casa
miliardi di persone che sperano in qualcosa”
Siamo tutti abitanti dello stesso pianeta: “c’è chi si fa la croce, chi prega sui tappeti”, ma alla fine facciamo tutti parte di un’unica famiglia:
“Scambiamoci la pelle: in fondo, siamo umani”

Cosa ci hanno fatto
Di fronte a un messaggio di tale portata, è complicato per me scegliere una o più frasi che mi colpiscono. Ho sempre pensato, però, che la potenza di Non mi avete fatto niente fosse racchiusa in una singola parola:
“tutto va oltre le vostre inutili guerre”
Avrebbero potuto dire ‘stupide’, ‘distruttive’, ‘schifose’ e chissà quanti altri aggettivi ognuno di noi, guidato dall’orrore o dalla rabbia, impiegherebbe per descriverle. Ma Ermal e Fabrizio sono due artisti intelligenti e due maestri della parola: a un terrorista non interessa produrre uno, dieci, o cento morti; ciò che conta è che il suo attentato semini terrore, insicurezza, sfiducia nei confronti del prossimo.
Definire ‘inutile’ il suo operato è l’affronto più grosso che gli si possa fare.

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