Io, me ed altri guai: il testo

Cosa vogliono dirci le parole di Rose Villain?

“Sbatti la porta, ma se l’aprirai

entriamo io, me ed altri guai”

 

L’atmosfera è quella degli anni Ottanta, grazie al campionamento ‘rubato’ a Tainted love dei Soft Cell: l’idea di un ‘amore contaminato’ era quella che più riusciva a esprimere il caos che aveva deciso di raccontare.

Io, me ed altri guai è l’ultimo singolo di Rose Villain, nome d’arte di Rosa Luini, pubblicato il 6 ottobre scorso e certificato disco d’oro proprio in questi giorni. Artista poliedrica e amante dei contrasti, da un lato riprende un successo del passato, dall’altro ci immerge nel suo mood urban e dark, squisitamente contemporaneo.

Ci racconta la sua confusione, che fa impazzire lei e le persone accanto. In un certo senso, però, decide di farlo con una sorta di leggerezza e la consapevolezza che anche le ombre della nostra vita siano da intendere come parte di noi. Perché, allora, non vederle sotto una luce più positiva?

In attesa di vederla fra pochissimo sul palco dell’Ariston al festival di Sanremo per ascoltare la sua Click boom!, proviamo a capire insieme quale messaggio ha voluto lanciarci con il brano che domina le radio da ormai diversi mesi.

Il testo e le parole

La prima strofa – breve, ma maledettamente efficace – è una mitraglia di situazioni ‘scure’: i sogni sono “brutti”, le vibes bad”, le notti “senza stelle”. E poi ci si mettono pure i Linkin park – che notoriamente non sono proprio i cultori della musica leggera – e il crime. Infine, le felpe extra extra large, quelle che noi donne indossiamo certamente non nelle serate più allegre. Fin dalle prime battute – complice anche l’arrangiamento scelto ad hoc – dunque, Rose ci fa entrare all’interno di un’atmosfera quasi tetra: dark, appunto.

Rose Villain. Fonte: YouTube.

Eppure, i giochi di parole disseminati in tutto il testo a tratti ci strappano quasi un sorriso, creando delle antitesi geniali. “È impossibile cambiare per me, ma cambio sempre idea”: se chi le sta davanti è costretto a un comportamento che lei stessa definisce inattuabile, lei invece può fare ciò che vuole. Senza avere nessun timore, eventualmente, di liquidarlo: “dai prendere o lasciare, baby”. Questa fermezza, però, sembra subito venire meno: “Ti prego: non lasciarmi!”, fino a che la contraddizione non raggiunge il suo apice:

“Più siamo sbagliati, più siamo perfetti

Ma il gioco di parole arriva al suo massimo livello all’interno della seconda strofa: “La mia casa è stregata però è Versailles lacrime nel latte”. Geniale! Grazie alla perfetta corrispondenza di suono, la reggia emblema della raffinatezza e dell’eleganza entra a far parte del mondo ‘oscuro’ di una donna che soffre e che fa cadere il prodotto del suo pianto nel latte. D’altronde “il mio segno è bad bitch ascendente fragile”. Morbida fuori e forte dentro, quindi? Ad ogni modo, se è frangibile al punto che “chi rompe paga i danni”, rimane aperta la curiosità su quale sia la natura del pagamento.

Il messaggio della canzone

“So che non sono facile”

Insomma… un bel caos! Eppure l’ironia dei giochi di parole prova a portare un po’ di luce: la solitudine e la tristezza – per quanto spesso vengano viste negativamente – sono parte integrante della nostra persona: non dobbiamo allontanarle, ma renderle nostre amiche!

D’altronde, il contrasto è una caratteristica di Rose anche dal punto di vista artistico: è una delle maggiori esponenti dell’urban, ma per un’estate intera ci ha dilettati insieme ad Achille Lauro con un “Fragole panna e champagne” estremamente reggae. La sua libertà di destreggiarsi tra generi diversi viene tradotta anche nelle sue canzoni: “Torna a casa presto. No no no”. Libere sono anche le decisioni che prende nella vita, dal momento che, dopo aver firmato con una prestigiosissima etichetta mondiale, ha deciso di allontanarsene, proprio perché sentiva che la stava indirizzando verso una strada che non sentiva propria.

Io (Laura), me ed altri guai

“Non vuoi problemi?

Stai tranquillo: te ne darò”

Qualcuno definirebbe un’affermazione del genere ‘menefreghismo’. Ma mi chiedo: chi ci vuole disegnati e composti in un certo modo perché altrimenti costituiremmo un ‘problema’, merita davvero che noi cambiamo il nostro modo di essere per farlo stare tranquillo?

La prima volta che ho sentito il pezzo ero in macchina. Il volume della radio era basso, ma il mio orecchio è subito stato attirato dal ritornello: sentire un ironico e sistematico elenco di luoghi comuni noiosi e asettici non poteva che attirare la mia attenzione.

Rose Villain. Fonte: YouTube.

“Non fare quella faccia: sembri sempre arrabbiata!

Da come balli penso: che maleducata!

Andiamo a un funerale, mica ad una sfilata!”

Le canzoni possono essere romantiche, arrabbiate, tristi… Poi ci sono testi che a me piace definire ‘fastidiosi’. È una critica negativa? Assolutamente no.

Mi spiego: quando qualcuno dice qualcosa di fastidioso, vuol dire che sta toccando un tasto dolente, che sta smuovendo il terreno da sotto i piedi a tutti quelli che ‘si fa così e basta’. Anche no.

“Non mi sopporti? Io non mi sopporto da un po’”.

Immaginate il fastidio che prova una persona che pensa di abbatterci definendoci ‘insopportabili’, ma si ritrova davanti noi fieri che gli rispondiamo ‘Sì, lo so bene’ (soprattutto se un’affermazione del genere viene espressa alla luce di uno spensierato “oh-oh-oh-oh”).

Ecco, forse Rose reputerebbe queste mie conclusioni un po’ esagerate: come abbiamo visto, tutto ciò che lei dice all’interno del testo ha dentro di sé anche una vena di umorismo. Magari quando parla dei problemi che sicuramente procurerà al suo interlocutore sta semplicemente facendo un’ironica autoanalisi con tanto di ammissione di colpa.

Eppure il pezzo è interpretato in una maniera talmente fiera, diretta e convinta, che non possiamo fare a meno di pensare che dall’altra parte ci sia una donna risolta che, invece di essere quello che vogliono gli altri, sceglie di essere se stessa.

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