Cosa vogliono dirci le parole di Luigi Strangis?
“Cosa succede se sbagliamo binario?
Andiamo a cercare un tramonto diverso”
Una chitarra acustica, pochi orpelli, ma tanta verità.
È la ricerca dell’essenziale, di ciò che caratterizza i bambini: poco prima dell’uscita del brano, ha chiesto proprio ai più piccoli di disegnare la loro idea di libertà. Sulla stessa linea si colloca anche la scelta musicale di realizzare un pezzo totalmente in acustico, al fine di permettere a chi ascolta di focalizzarsi sul testo .
Stupida libertà è l’ultimo singolo di Luigi Strangis, uscito il 24 novembre scorso. È sicuramente diverso rispetto al rock al quale ci ha abituati, perché il brano fondamentalmente non apre mai. D’altro canto, il binomio è sempre lo stesso: lui e la sua inseparabile compagna, la chitarra.
Lui stesso, infatti, ha dichiarato che in questo periodo desidera concentrarsi sui testi. Credo, quindi, che valga la pena soffermarsi sul messaggio che l’artista vuole trasmetterci, e sulle parole da lui scelte con cura per parlarci, in un modo totalmente inedito, di libertà.
Il testo e le parole
La canzone si apre con due immagini antitetiche: la stanza è “con gli adesivi sopra l’armadio”, ma “senza il sole dietro le finestre”. Da un lato, la realtà concreta; dall’altro, la mancanza di qualcosa di non tangibile, ma percepito come estremamente necessario: la libertà. Quest’ultima è definita stupida e ci si rivolge a lei proprio come a una persona (“non passi mai di qua”), della quale si avverte una mancanza quasi vitale. Così tanto che sul finale diventa “fottuta”, dando vita a una serie di affermazioni che corrono molto più velocemente rispetto al resto del brano per quanto riguarda la metrica, con la voce che arriva al limite e quasi si spezza.
“io ti cercavo e dov’eri?
Nelle parole mai dette?
In mezzo alle scritte sui treni?
Forse un giorno smetterai di vivere nei pensieri
di chi spera che il domani non sia mai come ieri”
Dopodiché – in una sorta di ‘composizione ad anello’ – torna di nuovo l’immagine del sole, anch’esso personificato, tanto che “se ne va, troppo lontano da qua”. Si desidera, però, che il domani “sarà sarà sarà…”: la frase rimane in sospeso verso un futuro richiamato per tre volte. Potrebbe trattarsi di un ‘finale aperto’. Ma se, invece, la conclusione fosse davvero semplicemente questa? Nell’essere, semplicemente?

In effetti, tutta la canzone è costellata da parole ed espressioni che rimandano alla speranza, la quale, per il momento, vive solo “nei pensieri”. In effetti, l’arrangiamento, per quanto essenziale, non risulta particolarmente malinconico, così come il modo di cantare è a tratti quasi scanzonato (“nai-na”). Dato che le ultime due frasi alla fine del primo bridge iniziano entrambe con “dove”, l’effetto è quello di una progressione ascendente: innanzitutto, il posto desiderato è quello “dove la noia è solo un ricordo”, il che rimanda al “fortissimo senso di niente” alla fine della prima strofa; il desiderio è, dunque, potente, e il cambiamento avvertito come estremamente necessario. Ma, ancor di più, il luogo ricercato è quello “dove fa freddo solo un giorno”. Luigi stesso crede che sia questo il messaggio più importante della canzone.
Ecco che allora la libertà desiderata risiede proprio “nelle parole mai dette”, forse anche perché al giorno d’oggi non siamo abituati a convivere col dolore: fingiamo, dicendo che va sempre tutto bene. Dovremmo, invece, approcciarci gli uni gli altri attraverso il rispetto e la comprensione. È necessaria un’attenzione in più, quella che ci permette di notare che “il mio amico è un’altra volta perso”.
Il messaggio della canzone
“Non voglio essere come dovrei”
È il centro del pezzo.
Uno dei messaggi cui Luigi ha sempre tenuto maggiormente è la libertà di essere se stessi, di lasciarsi giudicare. Il pezzo stesso nasce per la volontà di dare voce a coloro che più faticano a esprimersi, tra i quali è compreso l’autore stesso, un ragazzo che, però, ha capito che per trovare il proprio posto nel mondo deve anche provare a esternare le sue emozioni. Può aiutarci a farlo la nostra sensibilità, caratteristica principale dei bambini, insieme alla purezza: non conoscono il mondo, ma forse proprio per questo non hanno paura di mostrarsi per quello che sono.

La ‘mia’ stupida libertà
“Come volano gli aeroplani
quando guardo gli altri andarsene”
Spesso siamo abituati a osservare i successi degli altri, a complimentarci con loro, a condividere la loro soddisfazione; altrettanto di frequente, però, stiamo con le mani in mano quando si tratta di costruire il nostro futuro. Perché, allora, non facciamo sì che sia il nostro il prossimo aereo a partire?
Ancor più forte è, però, una domanda: “cosa succede se sbagliamo binario” e “andiamo a cercare un tramonto diverso”? Le nostre vite sono frenetiche, piene di impegni e di compiti da svolgere, e spesso tutto inizia dal mezzo di trasporto sul quale saliamo, che ci porta a scuola, all’università, a lavoro. Tutto sempre giusto e svolto nella maniera opportuna. Ma se davvero una mattina facessimo una pazzia e salissimo su un altro treno, un altro autobus o un’altra auto?
Forse troveremmo qualcosa che non avremmo mai immaginato, totalmente fuori da quello che credevamo essere l’orizzonte della nostra esistenza: un sole, un tramonto, la libertà.
P. S. Ringrazio ancora una volta Sara per avermi permesso di inserire in questo articolo una delle sue foto scattate a Luigi!
Vi lascio qui sotto i link del suo Instagram e del suo sito web:
Instagram: @sarbuonas
Sito web: Sarbuonas

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