Buona fortuna, il nuovo album dei Modà

Un augurio per tutti di ritrovare semplicità e serenità

È una delle band più amate del ventunesimo secolo: i loro brani hanno unito e continuano ad unire tutte le generazioni, tanto che ai loro concerti si possono trovare nonni e genitori con i bambini sulle spalle. Hanno riempito San Siro e lo Stadio Olimpico grazie alle loro canzoni vicine al pubblico e piene di cuore: i loro testi, semplici, ma diretti, sinceri e, soprattutto, quotidiani e concreti, hanno il grandissimo pregio di far sì che chiunque possa riconoscersi nelle loro immagini e nei loro racconti. Sia nelle estati piene di sole, sia durante gli inverni romantici, il loro suono inconfondibile ci accompagna da ormai vent’anni, che hanno deciso di festeggiare con un’esperienza inedita: un tour nei teatri, durante il quale saranno affiancati eccezionalmente da un’orchestra.

Venerdì scorso è uscito Buona fortuna (Parte terza), il nuovo lavoro discografico dei Modà. È il capitolo definitivo di un progetto il cui primo ep è stato pubblicato proprio un anno fa. È stato costruito con la surreale distanza fisica che ha fatto parte delle vite di tutti noi in questi ultimi due anni e mezzo e il titolo nasce proprio dal desiderio di augurare a tutti una ripartenza dopo il periodo difficile che ci siamo ritrovati ad affrontare, affinché possiamo tutti ritrovare semplicità e serenità. La scelta di frammentarlo è voluta, finalizzata a mettere al centro le canzoni quanto più possibile. Tutto è iniziato da Comincia lo show, che ha confermato tutti i loro punti di forza: sound riconoscibilissimo, testo aderente alla realtà e Kekko che fa arrivare tutta la sua rabbia nel raccontare questa critica fortissima a tutti coloro che giudicano in maniera spregiudicata, senza lo scrupolo di ferire chi sta dall’altra parte dello schermo e della musica. Non sono mancate poi altre tematiche importanti, come l’alzheimer e l’amore per Giogiò. Nel secondo capitolo, i Modà hanno messo al centro l’amore, uno dei loro biglietti da visita principali: In tutto l’universo, il singolo di lancio, racchiude tutta la tenerezza e il romanticismo della storia tra Kekko e Laura. Ma l’amore è anche passione e ironia: Oh oh oh prende in giro le donne e il loro essere troppo esigenti, mentre Tirami l’amore in faccia scherza sugli uomini e la loro pretesa di una donna perfetta. In tutte queste diverse realtà, stanno dentro benissimo, in maniera onesta e credibile, cucendo addosso a testi diversi diverse musiche: c’è il pop, c’è il rock, c’è l’elettronica… ma ciò che accomuna il tutto è sempre la giusta intenzione.

Oltre ai pezzi già contenuti nei due ep precedenti, Buona fortuna (Parte terza) contiene quattro nuovi inediti, tra i quali Finisce sempre così, il singolo che ha introdotto l’album. Di nuovo, un amore passionale, intenso al punto tale da essere quasi distruttivo. La produzione del brano sembra una cavalcata tesa e martellante, oltre ad essere potente come la voce di chi lo interpreta, che riesce ad essere l’equivalente di un grido tormentato. Quasi a voler compensare, Resta qui con me è la richiesta di una promessa; si ritorna nel clima di una ballad romantica e chi canta lo sa bene: ci mette tutta la dolcezza di cui è capace e che negli anni ha dimostrato di saper inserire alla perfezione nelle sue interpretazioni. Non manca, poi, la canzone con la quale Kekko ci ricorda l’importanza delle piccole cose, di quelle che ci scaldano il cuore in mezzo al caos, alla frenesia e, soprattutto, alla continua ricerca di qualcosa che crediamo possa soddisfarci del tutto, non accorgendoci che è la semplicità ciò che conta davvero. Lo aveva già fatto rivolgendo Francesco a se stesso e dedicando a Gioia in Come l’acqua dentro il mare. In Alla faccia dei potenti non c’è nessuna dedica particolare, ma il significato resta sempre lo stesso:

Vivi tutti quei momenti che ti capitano a tiro perché quelli non li compri
Bevi vino da due soldi alla faccia dei potenti e degli ingordi

L’album si conclude con un vero e proprio gioiello, con un cazzotto allo stomaco che mi ha riportata indietro di più di otto anni, quando tutti ci siamo innamorati di quell’inaspettato sodalizio tra i Modà e i Tazenda in Cuore e vento, una poesia bellissima dedicata alla Sardegna e che, in quella stessa estate, ha incantato San Siro nel duetto tra Kekko e Nicola Nite. In Dentro le parole, la formula si ripete: stesse voci, stessi musicisti, stessa combinazione tra italiano e sardo. Entrambi i frontman hanno due voci potentissime e un’estensione invidiabile, ma tutto è finalizzato a regalarci qualcosa di forte, mai al puro virtuosismo.

Nicola Nite e Kekko a San Siro. Fonte: YouTube

Siamo abituati a sentire tante collaborazioni nel mondo della musica; alcune sono molto efficaci, altre sicuramente meno. Molte sono forti e lasciano il segno, altre prendono solo lo spazio di una stagione. Io credo che quello che riesce veramente a fare la differenza non sia solo la competenza, la tecnica, la bravura delle parti o l’amalgama più o meno piacevole all’ascolto dei timbri. Tutto deve partire dall’affetto e dalla stima artistica tra le due parti che decidono di mettersi insieme. È importante il rapporto umano, prima di quello musicale: bisogna volersi veramente molto bene sia sul palco che fuori dal palco. E i Modà e i Tazenda ne sono la dimostrazione.

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