Una spinta diventare quello che vogliamo diventare
“Quando l’ho visto arrivare, quel 19 settembre, ho subito pensato che fosse uno che la sapeva lunga in fatto di musica.” Così scrivevo il giorno dopo la finale di Amici, in riferimento a chi, poche ore prima, aveva vinto il programma. Oggi, a tredici mesi da quel momento, sono qui per confermarvi, ancora una volta, che non mi ero sbagliata affatto. Venerdì scorso è uscito Voglio la gonna, il nuovo album di Luigi Strangis, il risultato di un lavoro lungo diversi mesi, costruito in mezzo alle prove per i live e alle date in giro per l’Italia del suo primo tour. E si sente! Ammiratore e sostenitore della musica dal vivo, Luigi ha curato al millimetro gli arrangiamenti di tutto il disco, che sono potenti ed incisivi in tutti i brani, anche quelli più leggeri e romantici. Se l’obiettivo era quello di trasmettere una fortissima voglia di libertà e di uscire da qualsiasi schema imposto, penso proprio che sia stato centrato.
“Voglio la gonna, non dovrei neanche spiegare il perché”
Apripista per l’album è stato il brano Stai bene su tutto, uscito il 16 settembre. La musica è il suo posto sicuro e, grazie anche al percorso ad Amici, al suo interno Luigi ha imparato a non aver paura di mostrare tutto se stesso. Non stupisce, quindi, che abbia deciso di preannunciarci il disco con Stai bene su tutto, ma soprattutto su di me. Si apre con il suono pesante e inconfondibile della sua amata chitarra che introduce un testo sfacciato tanto quanto il mood di chi lo interpreta. Potentissimo, è stato una martellata in testa fin dal primo ascolto. Il desiderio è quello di un amore senza freni, non troppo diverso da quello descritto in Bang bang, un pezzo dall’arrangiamento… coerente con il titolo! Si fatica davvero a stare fermi e, probabilmente, è tra i più forti dal punto di vista musicale. Il tutto corredato dalla storia di un amore sregolato e tormentato, che Luigi descrive modulando la voce in maniera estremamente accattivante.
D’altronde, quest’ultimo anno gli è servito per crearsi nuove consapevolezze ed imparare a porre l’attenzione su nuovi dettagli, in particolar modo dal punto di vista vocale. Occhi lucidi, la canzone che apre l’album, ne è la dimostrazione: in maniera assolutamente credibile, si passa dal sussurro accattivante all’urlo disperato, dal racconto più intimo al grido di dolore. I due diversi mood sono perfettamente espressi anche dall’andamento musicale. Già dal primo brano si avverte la volontà di Luigi di creare un progetto diverso e, come in una sorta di composizione ad anello, la sua crescita nel modo di esprimersi vocalmente è perfettamente sintetizzata anche in Cicatrici, che chiude il disco. Le cicatrici questa notte mi rifanno male, così tanto da fargli quasi spezzare la voce. Istintivamente, più l’ascolto più mi piace.
Il messaggio principale di questo album è voglio una vita senza regole, come dice in Strano, in cui viene lasciato per un attimo da parte il rock pesante; Luigi stesso l’ha definito un pezzo capace di dargli un senso di leggerezza, un altro dei termini chiave per comprendere a fondo il concept dell’album. E, anche solo per il titolo, Chissenefrega esprime alla perfezione questo intento! Leggero l’arrangiamento, leggero il testo, leggero lui, che ci mostra ancora un’altra sfumatura della sua personalità poliedrica. Quest’ultima gli permette di esprimere in Sembra Woodstock quello stesso amore sregolato presente in Stai bene su tutto e Bang bang, ma con un andamento più allegro.

Leggerezza, non superficialità. Descriverei così Non cambia mai, in cui Luigi mostra quello che per me è il suo talento più grande: la capacità di raccontare una storia, che qui è quella di un sentimento descritto con estrema cura e concretezza. È un ragazzo che trasmette serenità, sia quando canta che quando non canta; credo che questa canzone lo dimostri molto chiaramente. Ma con Niente a parte te, sale di un ulteriore gradino. Il brano si apre di nuovo con il suono della chitarra, per poi lasciare spazio alle parole di Giordana Angi, la cui firma si noterebbe anche se i riconoscimenti di Spotify non ci informassero a riguardo; nei suoi testi, i sentimenti e le emozioni agiscono in prima persona e le dichiarazioni d’amore sono dirette ma mai banali. Anche qui, l’attenzione alla voce e al dettaglio è stata definita “millimetrica” dallo stesso Luigi; probabilmente, però, si tratta di un impegno non solo tecnico, ma finalizzato a comunicare in maniera ancora più incisiva il messaggio del pezzo: non ho mai avuto niente, amore, a parte te.
Tra tutte le canzoni contenute in questo disco, Tracce di te merita un ascolto particolare: l’autore è proprio lui, la storia che racconta è la sua. E la sua voce, il suo modo di pronunciare le parole ce lo fanno capire benissimo. Luigi sente proprio il bisogno di scrivere e cantare questo testo. Non a caso, è la traccia più lunga. È talmente sua e dentro c’è talmente tanto che, sinceramente, credo di non dover aggiungere nulla.
Con quest’ultimo lavoro discografico, insomma, Luigi si conferma non solo un bravissimo musicista, ma anche un grandissimo interprete, credibile in tutto quello che racconta: dalle storie più tormentate a quelle più scherzose, dall’amore passionale a quello romantico. Da un anno a questa parte, sono sempre più convinta che un ragazzo che ama così tanto quello che fa, che conosce già così tanto della musica, che è capace di trasmettere in maniera così forte ciò che canta, sia una pietra rara.
P. S. Ringrazio tantissimo Sara per avermi permesso di inserire in questo articolo una delle sue foto stupende scattata durante il live di Porto Recanati!
Vi lascio qui sotto i link dei suoi profili social:
Instagram: @sarbuonas
Sito web: Sarbuonas


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