Alex, Albe, Luigi, Michele, Serena, Sissi. Chi alzerà la coppa?
Amici di Amici, ben ritrovati! Ebbene sì, siamo ormai in dirittura d’arrivo. Sabato sera è stata disputata la semifinale e, con nostra grande sorpresa, gli allievi che si sfideranno per la vittoria saranno non cinque, come preannunciato, ma sei… La finale più numerosa di tutta la storia del programma, praticamente! Devo dire che ho visto tutti i ragazzi veramente liberi da ogni freno, apparentemente meno preoccupati del solito, probabilmente perché sapevano che, arrivati a questo punto, l’unica regola è dare il massimo… D’altronde, cosa fa la differenza, in un gruppo di bravi, se non giocarsi il tutto per tutto? Ma vediamo insieme cosa hanno combinato, in questo penultimo appuntamento, i nostri semifinalisti.
Partiamo da Sissi. Sabato sera era veramente stupenda! Elegantissima, e i suoi occhioni da cerbiatta erano ancora più belli. Apre la sua serata con What’s up. Le sue doti vocali non sono mai state messe in dubbio da nessuno, e credo siano la peculiarità che la distingue da tutti gli altri cantanti in gara. Attraverso queste, Sissi incanta. Non si tratta di una potenza fine a se stessa, ma dello strumento attraverso il quale siamo tutti incollati alla televisione ad ascoltarla ammirati. Lo stesso accade appena apre bocca sulle note di Dancing queen: la sua versione parte più lenta e più pacata rispetto all’originale, e lei ci porta dentro questa atmosfera quasi eterea che riesce a creare con la sua interpretazione. Ma quando poi nel ritornello esplode il ritmo, Sissi rimane fedele alla sua essenza: continua ad essere di una precisione disarmante, che colpisce fortemente i giudici e le fa guadagnare il punto.

Ma se la sua voce è così maestosa, lei è altrettanto semplice, genuina. Sissi è la ragazza della porta accanto, che a 23 anni in prima serata su Canale 5 decide di cantare senza i tacchi perché così mi sento più tranquilla. Ma questo suo lato un po’ fanciullino lascia poi subito lo spazio ad una giovane donna consapevole delle proprie potenzialità. Sulle note di Overjoyed ho capito che la sua non è solo potenza ed estensione: ha proprio dei colori bellissimi nella voce, che non hanno necessariamente bisogno degli alti per far uscire la sua personalità. Anche nella strofa ci accompagna con la sua grazia e delicatezza, per arrivare ad esplodere al momento giusto, nel ritornello finale. A questo punto i giudici non hanno dubbi: è lei la prima allieva a guadagnarsi la maglia della finale! E Sissi, che si è sempre ritrovata in imbarazzo di fronte alle emozioni forti, ritorna la bimba che poco fa si è tolta le scarpe; quasi fatica a comprenderlo e, quando lo realizza, a stento trattiene le lacrime.

E proprio questo è il suo punto di forza: l’essere da un lato una ragazza con la testa un po’ tra le nuvole, dall’altro una giovane artista che quando è sul palco dà tutta se stessa senza risparmiarsi. Come ci stupirà domenica!?
Nella seconda manche, quella del circuito ballo, trovo che Michele, come suo solito, abbia dominato. Esordisce con una coreografia sulle note di Code Name Vivaldi. Prima che si esibisca, la maestra Celentano ci tiene a sottolineare quanto il pezzo sia impegnativo; in particolare, mette in evidenza la presenza di alcuni virtuosismi. Questa spiegazione iniziale ci aiuta a comprendere ulteriormente la difficoltà della performance e ad apprezzare il lavoro di Michele, non c’è dubbio. Ma devo dire che, spiegazione o non spiegazione, di certo non avremmo fatto fatica a notare la sua grandiosità! Non appena parte la base, lui catalizza subito tutta l’attenzione su di sé. Sabato mi sono resa conto ancora di più di quanto sia bravo dal fatto che, anche quando non esegue dei passi particolarmente difficili dal punto di vista tecnico, è maestoso e imponente allo stesso modo. Anticipando l’ospite della puntata, Michele si esibisce poi in Hola di Marco Mengoni e Tom Walker. Il pezzo è un po’ diverso dal solito, forse anche un po’ più interpretativo. E lui, col suo essere un fuoriclasse, ci parla col suo corpo, col quale disegna perfettamente l’andamento della musica: leggero e delicato nella strofa, ma pronto ad esplodere nell’energia del ritornello. Di nuovo, anche senza virtuosismi, Michele si dimostra un ballerino straordinario.

Conclude la sua serata con il guanto di sfida Smoke on the water. Alcuni passaggi della coreografia sono estremamente lenti, l’architettura del pezzo prevede che in alcuni passi il ballerino debba stare quasi immobile e Michele in quei momenti è perfetto: possiamo percepire tutta la tensione dei suoi muscoli, ma lui praticamente è una statua. Dunque… Chi poteva essere il primo ballerino ad ottenere la maglia della finale!? Il suo modo di manifestare la gioia è contenuto, ma gli occhi gli brillano e lui corre soddisfatto a prendersi la maglia dorata sotto lo sguardo orgoglioso della sua maestra. Chissà quali carte sceglierà di giocarsi domenica prossima per provare a vincere la categoria!

Torniamo ora al circuito canto. Rudy decide di far aprire la serata a Luigi con un piccolo azzardo. Non sono certamente io a dover ricordare o spiegare chi sia Lucio Battisti: i suoi brani ancora oggi sono suonati dalle radio e vengono proposti nelle prime serate televisive. Lucio è stato l’apripista per tutti quegli artisti che non hanno una vocalità eclatante, ma che hanno qualcosa da dire e che sanno come dirlo. E le sue canzoni, dai testi semplici ma contenenti immagini fortemente evocative, credo non passeranno mai, credo che continueranno ad essere ascoltate anche dai figli dei nostri figli. Ed è giusto che sia così! Lucio era solito accompagnarsi con la chitarra nelle sue performance live… E nominando questo strumento, a chi possiamo pensare, se non a Luigi!? La regola è sempre la stessa: la versione che decide di presentarci è stravolta, tanto che c’è sì la chitarra, ma nel suo caso è quella elettrica, con la quale apre il pezzo facendoci capire bene la direzione che vuole prendere. Quasi quasi questo ragazzo potrebbe apparire sfacciato per quanto è compiaciuto nel maneggiare la sua fedele compagna a sei corde, con la quale si accompagna sia in questo pezzo sia, poco più avanti, in Se mi lasci non vale. Ma, a ben vedere, è solo un mix di passione e capacità. Ormai sarete stanchi di sentirmelo dire, ma, ancora una volta, se il messaggio che vuole trasmetterci arriva in maniera netta, è dovuto anche al suo sguardo, che nel pezzo di Battisti è penetrante, mentre in quello di Iglesias è furbetto, ironico… Tremendo! Devo dire però che, strumento e occhi a parte, in queste esibizioni anche la sua voce esce forte e chiara, facendo risultare la sua interpretazione ancora più incisiva; lo stesso accade in Black betty, dove Luigi sembra recuperare una delle sue dimensioni preferite, quella rock, in cui suona la chitarra passeggiando libero per il palco, ormai consapevole che quest’aspetto piace tantissimo anche al pubblico.

Luigi nelle scorse puntate ci ha abituati fin troppo bene: ha suonato strumenti diversi, si è dato a pezzi uptempo ma anche a ballad lente. Si è poi esibito tantissime volte, quindi il rischio di ripetersi era sempre alto. In questa semifinale, decide di fare un ulteriore passo in avanti. Malo è un pezzo estremamente ritmato, che probabilmente la maggior parte di noi è solita ascoltare in momenti di svago. Ma il racconto di violenza racchiuso al suo interno è terribile e, purtroppo, estremamente attuale. Una donna, sola, vittima del compagno, lo prega di smetterla, assicurandolo che dalle sue stesse ferite verrà fuori il valore che le guarirà. Il messaggio del brano è quindi già bello carico, ma Luigi crede giusto fare qualcosa di più. Inizia la sua esibizione con un monologo scritto da lui, riguardante il tema della violenza sulle donne. Prima ancora di iniziare la sua performance, la sua espressione dice già quanto sia consapevole della portata del compito che ha deciso di portare a termine. Il messaggio è chiaro: Luigi decide di non spendere neanche una parola per attaccare i carnefici, ma si concentra sulle vittime, ricordando loro che nessun comportamento sbagliato può giustificare un sopruso di tale portata. Conclude con l’invito a smetterla di subire: non restare mai in silenzio. A questo punto, parte la base. Lui trema, ma forse non è tensione: è probabilmente la rabbia che il pezzo richiede e che, chissà, il tema stesso gli causa. Questo sentimento esplode soprattutto nel ritornello e Luigi lo lascia uscire senza nessun tipo di contenimento, quasi al limite di quanto possa controllarlo. E tutti questi elementi non possono fare altro che fargli guadagnare il suo primo punto della serata.
Ma Luigi conquista la maglia dorata attraverso un’esibizione nella quale mostra la sfumatura del suo lato artistico che io preferisco, quella del cuore. In Non abbiam bisogno di parole di Ron suona per la prima volta il pianoforte. Non avrebbe potuto scegliere strumento migliore per accompagnarsi in un pezzo del genere! Nella strofa è dolcissimo, ma estremamente vero, come se stesse rivolgendo veramente a qualcuna le bellissime parole d’amore contenute nel brano; nel ritornello mantiene la stessa delicatezza, ma tira fuori la forza con la sua voce graffiata, in quello che sembra un vero e proprio grido d’amore. “E sulle note di questo pianoforte, tu vai in finale!”. Luigi è incredulo, non smette di ringraziare la giuria, la sua voce si assottiglia. Luigino Luigino… Sicuramente sei una giovane rockstar; puoi giocare a fare il badman con la giacca aperta a mostrare il six pack e puoi colpirci tutti con lo sguardo ammaliatore quando ti esibisci… Ma quando ti cadono tutte le difese e ti brillano gli occhietti si vede la parte più pura dell’anima!

Ad ogni modo, credo che Luigi riesca ad essere sia la giovane rockstar sia il ragazzo dal cuore grande, che, nella confusione generale del pubblico, grida “Grazie mamma e grazie papà!”. Speriamo che in finale decida di portare sul palco entrambi questi suoi lati!
Se mi chiedete chi ha dominato la serata, non posso far altro che fare il nome di Alex. Quanto mi piaccia artisticamente questo ragazzo credo non sia un mistero, ma quello che non vi ho mai detto è che Alex, fin dalle sue prime esibizioni, ha avuto sempre la capacità di farmi dire un grande “Sì” fin dalle prime note. Anche lui, come Sissi, ha delle doti canore indiscutibili; ma ciò che è eclatante è il fatto che lui non ha necessariamente bisogno di metterle in mostra per far comprendere la sua bravura. Credo che sia stato capace di dimostrarlo in Il nostro concerto: il brano non è vocalmente impegnativo, in certi punti è quasi parlato, ma questo non gli impedisce di essere intenso e di farci arrivare la sua interpretazione. Ed è per questo che, quando ho sentito il pubblico gridare fin dalle prime note di Ordinary world, non mi sono affatto stupita! Alex ci porta subito nella sua dimensione abbracciandoci con la voce, senza bisogno di tanti orpelli. Ma quando si apre nel ritornello non può far altro che aggiungere ulteriori colori alla sua interpretazione. E poi è come se quando lo ascolto interpretare pezzi di artisti navigati non sentissi un ragazzo giovane ed emergente, ma un artista già maturo e formato. Tutto questo non può che giocare a suo favore, facendogli vincere la sfida contro Albe.

Dovete sapere che fra tutti gli artisti presenti nel nostro panorama musicale contemporaneo, ce n’è uno che io reputo un fuoriclasse, uno che quasi fatico a paragonare a chiunque altro. Un uomo che per tanto tempo è rimasto “dietro le quinte”, scrivendo grandissimi successi per altri interpreti. Qualche anno fa però, per nostra fortuna, ha deciso di rimettersi in gioco totalmente perché ne aveva bisogno, diventando, così, uno dei cantautori più apprezzati del panorama contemporaneo. Ha una tecnica vocale pazzesca, che gli permette di cantare in registri femminili, ma ha anche il dono grandissimo di trasmetterci con la voce tutto il suo vissuto e tutto quello che dice nei testi delle sue canzoni: Ermal Meta. Già durante il pomeridiano Alex aveva interpretato Un milione di cose da dirti, ricevendo da lui i complimenti su Twitter. Sabato sera è toccato a Piccola anima, un piccolo gioiello, come l’ha definito Lorella. Alex appena parte la base chiude gli occhi per un paio di secondi, giusto il tempo di entrare dentro il pezzo, per poi riaprirli e regalarci una bellissima esibizione. Viste le premesse, potete immaginare quante volte io abbia sentito o ascoltato questo brano; ne conosco a memoria le sfumature, il modo in cui Ermal lo interpreta, la maniera in cui usa la voce. Ciò che subito è risaltato alle mie orecchie è il fatto che Alex abbia lasciato fortissima la sua impronta sul pezzo: non imita Ermal, usa la voce a modo proprio e non semplicemente perché vuole differenziarsi. Si vede che per lui è giusto proprio interpretarla in un modo diverso, suo, senza farci minimamente rimpiangere l’originale (e con me era dura!). Lo dico? Credo che lì dentro sia l’unico a potersi permettere di interpretare un pezzo di Ermal in questo modo. Chapeau!
Spesso durante questo serale Alex si è cimentato in brani che avevano due caratteristiche principali: da un lato il fatto di essere pezzi recenti, dall’altro essere, nonostante questo, reputati già dei capolavori destinati a rimanere nel tempo; Another love sicuramente fa parte di questi. Chiunque appartenga alla mia generazione l’ha sentito più e più volte, e molti l’hanno fatto “proprio”, essendo un pezzo molto sentito dal punto di vista emotivo nella sua versione originale. Alex però non ce la fa rimpiangere! Delicato fin dalle prime note, coinvolge totalmente. E quando arriva il ritornello, si lascia andare, prende l’asta, la trascina, la porta con sé e la sua voce esplode in una forte emotività che in certi momenti quasi la spezza. È talmente emozionato lui per primo a cantare questo pezzo, che travolge chiunque lo ascolti. Giuria compresa, che gli dà il punto.
Al ballottaggio finale Alex si esibisce in Halo di Beyoncé, decidendo di interpretarla non solo attraverso la voce, ma anche attraverso il corpo: parte da seduto per cantare la strofa, poi quando il brano inizia a crescere, poco prima del bridge, inizia ad alzarsi per poi lasciarsi cadere in ginocchio, nella scarica dell’ultimo ritornello. Una delle cose più belle della serata è stato vedere lui, sempre controllato, sempre con la stessa espressione corrucciata, lasciar cadere all’indietro la testa come gesto di liberazione e allargare il viso nel sorriso più sincero che abbia mai fatto in questi mesi, alla notizia che anche lui farà parte di coloro che si contenderanno la vittoria. “Ti volevo dire che non ci sono stati dubbi da parte della giuria”. Beh… Direi! “Posso alzarmi? Posso andare?”.

Eh sì, vedere Malinconia trepidante e impaziente di prendere la maglia dorata è stato tantissima roba! Chissà se deciderà di affrontare la finalissima con questo stesso spirito…!
In settimana, durante una chiacchierata con Maria, Albe si era detto un po’ preoccupato del fatto che, a differenza dei suoi avversari, il suo modo di fare musica fosse più giocoso e leggero; Maria non ha tardato di ricordargli che però non c’è nulla di male in questo e sabato ne abbiamo avuto la dimostrazione. Reinterpretando I can’t help fallin’ in love di Elvis, ci ha mostrato un lato di sé un po’ più sentimentale. La sua dolcezza arriva tutta e non escluderei anzi che questo sia proprio dovuto al suo modo di scrivere non particolarmente aulico e ricercato, ma anzi semplice e autentico. Albe non inserisce nel suo testo particolari orpelli per descrivere il suo modo di vivere l’amore, ma le immagini che descrive ci arrivano forse proprio per questo in maniera più chiara e diretta. È talmente diretto e spontaneo che in Come prima decide di dedicare le barre alla sua adorata nonna e alle lasagne che gli prepara di solito. Ma come si fa a non volergli bene!? Albe è talmente felice nel cantare quelle parole che la voce esce chiara, limpida e sicura proprio come durante il ballottaggio della scorsa puntata. Se gli chiedessimo di parlarci dello stesso argomento in un ambito “informale”, probabilmente userebbe le stesse parole. Ed è proprio questo il suo punto di forza.
Credo che la sua esibizione più forte della serata sia stata quella del guanto di sfida su Sorry di Justin Bieber. Per la prima volta, lo vediamo esibirsi al piano, col quale si accompagna durante la strofa iniziale. Appena inizia il ritornello si alza, cerca continuamente il pubblico con gli occhi, si muove per il palco; è a suo agio e sembra stia facendo la cosa più naturale del mondo. Tra l’altro, è precisissimo, non sbaglia un colpo. A giudicare dai suoi occhi, anche lui è sicuramente molto contento di come ha cantato. Infatti, prende il punto.
Ma Albe nel concludere la serata ci ha lasciati veramente a bocca aperta! In quanto a presenza scenica e gestione del proprio corpo sul palco, è sicuramente uno degli allievi più forti di questa edizione. Però chi l’avrebbe mai detto che, nel giocarsi l’ultima carta per entrare in finale, si sarebbe addirittura cimentato in una piccola coreografia durante l’esibizione? D’altronde, nessuno di noi, durante la scorsa estate, credo sia riuscito a non scatenarsi sulle note di Take you daning di Jason Derulo! Albe si diverte, balla ed è completamente in linea con i professionisti alle sue spalle, non togliendo nulla alla sua performance vocale. Che sia stato proprio l’effetto-sorpresa a portarlo a giocarsi il titolo di vincitore!?

E concludiamo con la più piccolina tra i finalisti. Serena inizia la sua semifinale esibendosi in Cinema italiano. Viene costruita una vera e propria scenografia, in cui lei è la protagonista principale. Nonostante la sua giovane età, è totalmente consapevole dei propri mezzi e delle sue possibilità e non stenta a farcelo sapere: il ruolo che deve rivestire richiede femminilità e anche una certa dose di sensualità e trovo che lei si sia difesa benissimo a riguardo. In più, si vede anche che questa coreografia la diverte particolarmente. Lei poi sa bene come farsi guardare, non staccando mai lo sguardo dai giudici ogni volta che ne ha l’occasione. E probabilmente questo fa la differenza, visto che le assegnano il punto!
Serena si ritrova poi al ballottaggio finale. Si esibisce in You can’t hurry love. Nello scorso articolo ho sottolineato quanto questa ragazza sia capace di “parlarci”, attraverso il movimento del suo corpo e l’espressione del suo viso, che io trovo veramente irresistibile. Questa coreografia ne è stata l’ulteriore conferma: lei è ironica, sbarazzina e il suo viso lo dimostra. Tra salti e giri, la coreografia richiede un dispendio di energie notevole, ma lei è inarrestabile e questo le permette di godersela a pieno, tanto che, appena finito di ballare, ha un sorriso brillantissimo. Serena conclude poi la sua serata ballando sulle note di Immobile. Giochiamo a carte scoperte: mentre scrivo, ho appena finito di riguardare questa sua esibizione. Non so perché, ma mi viene la pelle d’oca e ho gli occhi lucidi. Sarà per il percorso che ha fatto, per la grinta che mette sempre nella danza e non solo, per l’esempio di lavoro, costanza e perseveranza che è stata in questi mesi, ma mi sembra di avvertire con questa ragazza una connessione particolare, soprattutto in questa coreografia, perché si vede che vuole giocarsi il tutto e per tutto. Sa benissimo che potrebbe essere la sua ultima performance su quel palco, per questo è come se si volesse dare come non ha mai fatto in questi mesi, nonostante non si possa dire che questa ragazza si sia risparmiata durante le sue esibizioni da settembre ad oggi. Se è diventata la ballerina e la giovane donna che è oggi, lo deve soprattutto a se stessa e al suo coraggio, che non le ha fatto mai mollare la presa, tanto da farla arrivare in finale. E noi le facciamo un grandissimo in bocca al lupo!



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