Il guanto di sfida di Alex e Luigi e la triste uscita di Crytical… Le parti più belle della quarta puntata!
Bentornati, amici di Amici! Sabato sera abbiamo assistito alla quarta puntata del serale. Il cerchio inizia a stringersi e la competizione si fa sempre più dura, causando squilibri anche nei rapporti tra i ragazzi che, trovandosi uno contro l’altro in guanti di sfida e gare di tutti i tipi, non mancano di sfogare la tensione anche in casetta. Che sia anche questo a portarli ogni settimana a dare sempre di più?
La puntata si apre con Maria che decide subito di ricordare Piero, uno dei collaboratori con i quali ha iniziato la sua carriera 19 anni fa, facendo inquadrare tutti i cartelloni che i ragazzi del pubblico hanno preparato per lui. Un uomo gentile, disponibile e brillante, che in tutti questi anni è entrato nel cuore non solo di tutti i ragazzi che si sono susseguiti nelle diverse edizioni, ma anche in quello di tutti coloro che ogni settimana fanno tantissimi chilometri per recarsi alle registrazioni delle puntate, grazie alla sua gentilezza e al suo cuore grande. “Adesso iniziamo la puntata come vorrebbe lui, cercando di farla precisa”. E così, non senza un po’ di commozione, comincia questo quarto appuntamento.

I primi a scendere in campo sono Rudy ed Alessandra, che decidono di sfidare i loro avversari preferiti, Lorella e Raimondo. Il primo ad esibirsi è LDA. Se è vero che un po’ tutti i ragazzi si mettono in gioco nelle loro esibizioni, credo però che Luca abbia ogni volta un ulteriore gradino da salire: è forse quello che, più degli altri, tende a portare sul palco dei pezzi piuttosto recenti e che quindi ognuno di noi conosce e ricorda molto bene; in più, molto spesso si tratta di brani che hanno avuto (e continuano ad avere) un grandissimo successo, quindi è molto semplice per chiunque metterlo subito a confronto con l’originale. Insomma, diciamo che se la rischia un po’! Good times di Ghali è un grandissimo successo che ci ha accompagnati durante il primo lockdown il quale, ad oggi, conta oltre 87 milioni di streaming su Spotify; io stessa lo ricordo come uno dei brani “simbolo” di quel periodo, perché mi dava tantissime vibrazioni positive in quei giorni difficili. LDA però non imita Ghali; porta sul palco Luca con tutta la sua capacità espressiva, che rimane salda in lui anche quando passa dal 2020 al 1968 con Rose rosse di Massimo Ranieri. Una delle sue prerogative credo sia anche la sua semplicità: non c’è nessuno schermo tra lui e noi ed è di un’autenticità che gli auguro di non perdere mai!

Ma LDA raggiunge il punto più alto della serata nel duetto con Luigi. Il brano assegnato è Help dei Beatles. I ragazzi hanno pensato bene riprodurre sul palco il videoclip originale, sedendosi uno dietro l’altro su una panchina. Che dire, questi due ragazzi sanno bene come farsi guardare! Non staccano quasi mai gli occhi dalla telecamera, fissando dritti davanti a loro, catalizzando tutte le nostre attenzioni e costringendoci a rimanere incollati allo schermo! Il tutto, però, corredato dalle loro forti personalità, grazie alle quali, una volta ancora, rendono contemporaneo un grande brano degli anni sessanta.

Passerei ora a qualcuno di cui ancora non ho mai parlato, ma che, dopo sabato sera, merita decisamente uno spazio tutto per lui. Michele è stato uno degli ultimi ragazzi ad entrare nella scuola, ma fin da subito è riuscito a guadagnare la stima dei compagni, rivelandosi anche un ottimo confidente ed una solida spalla su cui poggiarsi nei momenti di difficoltà. È un ballerino con delle doti pazzesche, sviluppate in maniera eccellente, che sa stare benissimo sul palco grazie anche alla totale consapevolezza di quello che fa. Non sono certamente io a doverlo dire, ma questo ragazzo è già un professionista! Nella prima performance della serata lo vediamo affiancato da Carola, nel famoso passo a due che abbiamo temuto di non vedere mai perché, nato come guanto di sfida, era stato rifiutato. Fortunatamente la maestra Celentano non ce ne ha privati e ha deciso comunque di mantenerlo come esibizione singola. Il compito sicuramente non era facile, in quanto si trattava di una coreografia sui generis, non convenzionale, per via dell’utilizzo del palo. Ma loro due si sposano benissimo tra di loro, sono entrambi puliti, precisi e leggeri. Lo sforzo è indubbiamente notevole anche dal punto di vista muscolare, ma loro non lo danno a vedere. Il pubblico li ha apprezzati tantissimo: tanto da associarli, sui social, addirittura ad una scultura. Beh sì, erano proprio un’opera d’arte!

Credo che la sua esibizione più forte della serata sia stato l’assolo Human. Michele esce dal repertorio classico, ma senza perdere nulla. È totalmente padrone della scena, spalanca le braccia e riempie il palco, con piena consapevolezza del suo corpo anche in quello che non è propriamente il suo stile. Ho ritrovato la stessa maestria anche nel guanto di sfida contro Dario: la coreografia è molto veloce, soprattutto in certi passaggi, ma Michele non si scompone mai, è aggraziato ma potente, mettendo sempre la giusta energia. Anche quando salta, è forte e leggiadro allo stesso tempo, dimostrando ancora una volta il suo talento.
Se avete letto i miei articoli passati, penso abbiate capito dalla parte di chi penda la mia preferenza per quanto riguarda il canto quest’anno. Non esagero se dico che è letteralmente dal 19 settembre (il giorno in cui è andata in onda la prima puntata) che sogno una finale di categoria tra Alex e Luigi. Sono due artisti diversissimi, hanno un modo di esprimersi totalmente differente, ma trovo che quello che li accomuni sia la grandissima capacità interpretativa: entrambi sanno benissimo quello che cantano e questo il pubblico non tarda mai di caprilo. Quando in settimana Rudy ha lanciato il guanto di sfida ad Alex e sullo schermo del televisore è comparso il titolo Signor tenente, mi si è un po’ gelato il sangue. Era il 1994 e, memore delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, Giorgio Faletti saliva sul palco di Sanremo con la volontà di parlare a nome di tutte quelle persone che avevano scelto di vivere mettendo a rischio la propria vita ogni giorno per proteggerci e farci sentire al sicuro. Io non ero ancora nata, ma ogni volta che vedo il video dell’esibizione, rimango sempre molto colpita dallo sguardo di Faletti: è fermo, impassibile, eppure, proprio per questo, fa rabbrividire, se si pensa a che cosa effettivamente stia dicendo. Con questo pensiero in testa, sabato ho ascoltato Alex e Luigi. Sarò sincera: avevo paura di rimanere delusa da parte di entrambi, perché pensavo che fosse un brano più grande di loro, i quali, come me, fortunatamente, non hanno vissuto quella tipologia di esperienza né direttamente né indirettamente. Invece, con mia grande sorpresa, non è stato così. Le due versioni sono state completamente differenti: più delicata quella di Alex, più incisiva quella di Luigi; il primo inizia a cantare con gli occhi bassi ma pieni di dolore, il secondo non stacca un secondo lo sguardo dalla telecamera. Entrambi però, fanno centro. Ho capito che sapevano benissimo a cosa stessero andando incontro in entrambe le esibizioni nello stesso punto della canzone: minchia signor tenente per cui se pensa che c’ho vent’anni credo che proprio non mi dà torto se riesce a mettersi nei miei panni. Alex e Luigi vent’anni ce li hanno davvero e, in quel momento, ci stavano parlando a nome di tutti i loro coetanei coraggiosi, che hanno fatto la scelta di mettere la nostra vita davanti alla loro. In quel momento loro due, ognuno nella rispettiva esibizione, ERANO quei ragazzi ai quali Faletti pensava in quel febbraio del 1994.

Per me questo è stato IL guanto di sfida, il momento più bello di questo serale. Bravi, bravi, bravi.
Durante questa puntata, Alex ha poi presentato per la prima volta il suo nuovo inedito, Senza chiedere permesso. Il brano è stato scritto da Michele Bravi, il quale lo ha tenuto qualche anno in un cassetto, per poi decidere di donarlo ad Alex, ritrovando nella sua voce lo strumento giusto per trasmettere il messaggio del brano. E, secondo me, ci ha visto lungo. Io non sono fan di quegli artisti che, dotati di un’estensione importante, ne fanno una loro prerogativa. Ma lui è diverso; la sua voce non è il fine, ma la strada attraverso la quale farci arrivare l’emozione. Per questo, quando sale, gli credo davvero quando dice che non vuole rendere conto neanche a te se vado o resto.

Anche se non gli è mai piaciuto muoversi sul palco, Alex deve riconoscere che le lezioni di staging alle quali Lorella lo ha costretto a partecipare gli sono servite tantissimo. Quando ha cantato Shine dei Take that l’ho visto proprio divertirsi. Ogni volta che interpreta un brano in inglese gli anni passati a Londra si fanno sentire nella pronuncia perfetta e la performance vocale è impeccabile come sempre. Complice anche questa sua nuova padronanza del palco, per un attimo ho pensato di trovarmi ad uno spettacolo tutto suo. Spettacolo che è continuato poco dopo, con un brano dal mood totalmente diverso, Let it be. Ancora una volta, Alex si dimostra all’altezza del compito assegnatoli: è totalmente dentro il pezzo, ma allo stesso tempo ci prende per mano e piano piano ci porta all’interno della canzone, con una dolcezza ed un’intimità veramente intense. E questa performance entra di diritto tra le mie preferite!
Un altro che questa settimana mi è piaciuto tanto è Albe. Devo ammettere che a questo ragazzo io un pochino mi ci sono affezionata; è, tra i ragazzi rimasti, uno dei sei ad essere dentro la scuola dal primo giorno. Fin dall’inizio, si è dimostrato molto affettuoso ed altruista, sempre pronto ad aiutare gli altri e ad ascoltarli. Ma quello che mi piace tanto di lui è quella sorta di ingenuità che lo contraddistingue, che fa sì che prenda le cose che gli accadono esattamente come farebbe un bambino alla scoperta del mondo; la stessa che ha dimostrato in puntata quando ha preso il punto per la prima volta. Lui e Crytical si esibiscono su Ti porto via con me di Jovanotti, personalizzando tantissimo il pezzo attraverso le loro barre. Entrambi si muovono e si alternano al centro del palco, padroni della scena. La forza della loro esibizione è stata sicuramente la convinzione: si vedeva che sapevano quello che stavano facendo e che credevano in ciò che stavano cantando, e quindi hanno convinto anche noi!

Albe mi è poi piaciuto tantissimo nella sua interpretazione di Che cosa c’è. Abbiamo avuto il piacere, attraverso questa interpretazione, di conoscere un suo lato più autentico. Quello che più mi ha colpita è stata la sua sicurezza: negli scorsi mesi, Albe si è spesso sentito inferiore agli altri cantanti della scuola, così tanto da non avere più fiducia in sé e nella sua voce, problematica che lo ha penalizzato nel suo percorso. Sabato sera l’ho invece trovato molto sicuro anche nelle parti cantate ed è forse per questo che mi è arrivato di più. È stato molto forte anche nella parte riscritta da lui, che ha interpretato sotto forma di narrazione, cercando spesso con gli occhi la sua Serena, alla quale si è ispirato; siamo entrati tutti nella loro storia, ma anche perché lui è stato bravissimo a raccontarcela. Credo che, se manterrà questo livello, potrà fare la differenza anche nelle prossime esibizioni.
La serata si conclude con un ulteriore guanto di sfida. La prova, originariamente finalizzata a mettere in difficoltà Luigi, viene invece schierata da Rudy. Anna si chiede subito dove sia la fregatura. Beh, dopo aver sentito Luigi, l’abbiamo capito tutti! Questo ragazzo canta, suona, compone… e a quanto pare ha imparato anche a rappare! Appena parte la base, cerca subito il pubblico, invita tutti a battere le mani a tempo ed inizia a divertirsi. È credibile, sta sul timing e vince il suo avversario a casa propria. Cos’altro ci sarà ancora da scoprire di lui!?
A questo punto, devo concludere con una parentesi un po’ triste. Sabato sera è avvenuta la prima eliminazione per la quale io mi sia veramente dispiaciuta. Crytical è entrato in corsa, a dicembre, ma subito è entrato nel cuore di molti. Con il passare delle settimane, è riuscito a farsi apprezzare dal pubblico quasi quanto molti altri che erano dentro la scuola fin dai primi giorni. Sabato credo sia uscito a testa alta: oltre all’esibizione con Albe, ha reinterpretato un brano storico di Vasco in maniera credibilissima, senza snaturarlo ma rendendolo proprio, scrivendo di sé e raccontandosi. Ha ricantato Le mie parole sono armi, dove, oltre al suo talento nel rap, ogni volta ha dimostrato anche la sua crescita dal punto di vista vocale; in più, uno dei suoi più grandi pregi credo sia sempre stato il fatto che è uno di quegli artisti che più è sotto pressione, più è forte. Conclude la sua esperienza con un’esibizione al pianoforte; praticamente parla, non canta, ma siamo tutti introdotti dentro al suo racconto. Francesco in questi mesi si è fatto volere bene da tutti i suoi compagni; lo testimonia l’abbraccio di Luigi, che fatica a lasciar andare uno dei pochi compagni ai quali è riuscito a raccontarsi. Ma soprattutto l’applauso che ha ricevuto lasciando la casetta, pieno di stima e di affetto.

Ci mancherai, Fra’!


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